martedì 2 giugno 2015

2002 - "Impronte" Rua Sao Joau - Lamezia Terme

Piero Mascaro Art - mostre personali - "Impronte" -
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2002 - "Impronte" Rua Sao Joao - Lamezia Terme
Testo di Teresa Macrì



Impresa-Inglese-Internet-Impronte: uno stile di vita

Viviamo in piena schizofrenia. Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sui contraddittori fenomeni sociali che inscrivono il presente basti pensare alla spaccatura che acuisce una parte del mondo che difende un globalismo liberista e che garantisce interessi economici e privatistici e una altra parte del mondo che lo critica e ne enuclea i suoi meccanismi penalizzanti.
La stessa idiosincrasia si manifesta all’interno del “pensiero” globale che, se da un lato dilata la sua potenza economica assoggettando sistema di relazioni e comunicazioni sociali, dall’altro si restringe ad un meccanismo di iper-controllo planetario e di riduzione delle libertà individuali.
La comunità che viene sta avvertendo lo spettro di un pericolo, quello che Sharon Zukin definisce «politica della paura quotidiana» e che centralizza la «cultura pubblica». Quella cultura pubblica che viene quasi istigata da un terrorismo mediatico e che viene pilotato da una volontà politica. La stessa che, qui sul territorio nazionale, ci prospettava una società fondata su tre input imprescindibili: Impresa-Inglese-Internet. A pochi mesi si è aggiunta la quarta parola-chiave: Impronte. Riflettendoci bene il cerchio non si chiude e offre delle aporie concettuali: come si concilia una società, fondata, presumibilmente, sulla relazione comunitaria (almeno questo lasciano intendere le tre I.I.I.) sui rilievi dattiloscopici? Schedatura, ben si intende, che discrimina razze e classi sociali e innesta piú che mai pratiche di razzismo collettivo. Basterebbe rendere globale la strategia di identificazione individuale e l’aporia cesserebbe. Basterebbe riconoscere la complessità del mondo, lo sbilanciamento tra economie per riperimetrare gli assetti. Basterebbe riconoscere la fallacia di un sistema mondiale incancrenito sul profitto. Basterebbe confrontarsi con l’alterità piuttosto che schedarla. Basterebbe sgonfiare un sistema costruito su codici a barre, impronte e numeri di identificazione. L’identità dell’essere è cosa indefinibile e imponderabile.
Ma I.I.I.I., per qualcuno, è uno stile di vita.
I manifesti che Piero Mascaro impagina tra scherno e amarezza presumono una riflessione a chi ha una altra visone del mondo, a chi non vive l’incubo dell’altro, a chi si sente altro. A chi si sente, soprattutto, un essere comunitario e per la comunità prova rispetto e non paura.

Teresa Macrì




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